Sono sempre stata una persona impegnata.
Impegnata a sognare prima, impegnata a fare poi.
Quest’anno però credo davvero di aver superato ogni limite mi fosse concesso.
Ho riunito nello stesso corpo: fotografa, cameriera, studentessa universitaria, scenografa, arch/designer.
L’anno del 2015 sarà perciò quello dello stop al multitasking [ehi vi sento voi la in fondo che sghignazzate e mormorate che non ce la farò!].
L’anno in cui recupero il tempo da spendere con gli affetti, che ho rilegato ad un minuscolo spazio vitale tra un lavoro e l’altro, l’anno in cui poter fare i biscotti senza sentirmi in colpa, perché devo fare cose più importanti, l’anno in cui risarcirmi del tempo e spazio dedicato a me stessa, passato a creare solo per la gioia di creare non per qualcuno o qualcosa, né per essere produttiva.
L’anno scorso avrei chiamato tutto ciò pigrizia, quest’anno vorrei cominciarlo a chiamare amor proprio.
Vorrei che fosse un anno votato all’Otium in cui rinchiudo la frenesia in una scatola che mi riprometto di non scoperchiare, come fosse un vaso di Pandora.
L’anno in cui ricomincio a dedicarmi alle piccole cose, più che a progetti titanici, in cui voglio poter aver il tempo di godermi le piccole felici quotidianità, poiché non sono decisamente fatta per i grandi successi, ma più per le piccole vittorie quotidiane.
Spero che il 2015 sia un anno in cui io riesca a viaggiare tantissimo, fuori e dentro di me, scoprendo quali sono i luoghi che mi rendono incommensurabilmente felice. In cui ogni giorno mi prendo cura, di me, degli altri, della qualità dei miei gesti, dei minuti del mio tempo.
Perciò, se al 2013 auguravo Gioia e Rivoluzione, al 2014 Consapevolezza, al 2015 auguro Cura.
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Buon 2015 a tutti voi, che sia sognante, luminoso, votato al “prendersi cura”.
Un Abbraccio, Giui.
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