Cos’è Coltiviamo[ci]?
Monthly Archives: marzo 2013
[non] assomigliava ad un mangiatore di pane
Era una meraviglia mostruosa, non assomigliava
Ad un uomo mangiatore di pane, piuttosto ad una cima selvosa
Di alti monti, che appare distante dalle altre.
Oh no, forse tutto cominciava da prima, da quando più o meno un mese e mezzo fa una mia amica mi ha regalato la pasta madre.
Ok, lo ammetto, io il pane l’ho sempre detestato, ne ho sempre mangiato pochissimo, ma l’idea del lievito naturale mi ha sempre affascinato tantissimo [sarà per il mistero della vita? non a caso, ho chiamato la mia pasta madre Zoe, “vita” in greco antico], così ho cominciato ad allevarlo, come per fare pace con, gli ormai miei amici, carboidrati.
Carciofono #parliamodiparole
Qual è il problema di avere troppi progetti?
No, non è un indovinello stupido di quelli tipo “qual è il colmo per…” ma il dilemma che attangalia tutti i giorni una sventurata fanciulla tuttofare come me: il non avere tempo [e tempo in certi casi fa rima con forza, che a sua volta fa rima con fisica e mentale] per portare avanti, come si dovrebbe, ogni progetto.
Una storia da cui ne partono altre parallele e intersecanti, due, o forse tre o 44 in fila per uno, o hopersoilconto.
Così sembrava che #parliamodiparole fosse stato accantonato e riposto nell armadio insieme alla cuffia col pom pom multicolor comprata quest’inverno che non ho mai messo e non metterò mai…invece no!
nei momenti liberi il ricamo è continuato come una strenua battaglia contro il mio “non avere tempo”
e altre [bellissime] parole si sono aggiunte alla lista delle sillabe da ricamare.
Stasera parlo di quella di Elena, che in mezzo alle parole scritte ci vive, anzi, ci sogna direi 🙂 .
Ha costruito questo mondo magico intorno a carta scritta, un mondo che si chiama Bookbank, di cui ho già parlato e di cui credo parlerò ancora, perché?
perché è un luogo che ha un buon profumo e un ottimo sapore.
Bando alle lettere, prima che io crolli per la stanchezza, ecco, il nuovo vocabolo di cui si arricchisce il dizionario #parliamodiparole
carciofono=zampa di cucciolo utilizzabile come microfono. il c. è caratterizzato dalla forma a carciofo e dall’aroma di biscotto.
quando l’ho letta sono un po’ rimasta senza parole, tanto che forse dovrei inventarne una per descrivere la cosa, parola che dovrà assolutamente comunicare l’idea di: stupore, allegria, dolcezza e meraviglia insieme.
Nel frattempo ecco il work in progress dei tentativi di ricamare “Senso”
La bellezza del ricamo è proprio questa:
ti costringe a prenderti il tuo tempo.
ti costringe a dedicargli il suo tempo.
E non puoi barare, se ci provi, te la fa pagare, con un risultato scadente e la doppia fatica di disfare e rifare tutto per placare i tumulti della tua coscienza, che sa, che avresti fatto meglio a metterci il tempo che ci dovevi mettere, senza dar retta alla fretta.
Per un mondo in cui ci si innervosisce per la connessione internet troppo lenta,
Per una persona che non sa aspettare, non riesce a stare ferma ed è più multitasking del suo Iphone non è mica una cosa così.
E’ come una piccola ribellione, a ciò che ci circonda, alla nostra indole.
E pensare che c’è chi crede che si tratti solo di infilare qualche filo con l’ago.
*ringrazio tutte le mie insegnanti per la loro pazienza e la “Tina” per avermi prestato questo meraviglioso libro specializzato per ricamare cifrari!
17-23 Marzo || Settimana contro il Razzismo!
L’aperitivo del Venerdì con il Signor Doisneau [di umani e altre spiritosaggini]
Giui: “Per me un bicchiere di rosso, anzi, scusi, un calice e fermo, eh!
Ah, Signor Doisneau per lei bollicine, immagino.”
Signor Doisneau: “Si, ca marche, ma non ferme grazie”
Giui: “Io comincerei subito con le domande che ho da farle, se mi permette.”
Il Signor Doisneau sorseggia immediatamente lo Champagne contenuto nel bicchiere che il cameriere gli ha appena posato davanti, fa un gargarismo e risputa, lestamente, il contenuto nella borsetta, corredata di chihuahua, corredato da fiocchetti rosa, corredati da brillantino, della Signora dalla parlantina lenta seduta con le amiche nel tavolo da parte al nostro.
Nessuno lo vede, tranne me.
Che però sono troppo intenta a gustare il mio rosso fermo e la perfezione mentale in cui colloco Parigi, per considerare reale un fatto del genere.
[Che bella Parigi, forse riuscirò a dirlo al Signor Doisneau quanto amo Parigi, prima che nostri bicchieri si svuotino.]
Giui: “Dicevamo…Signor Doisneau, quanto pesano le sue fotografie?”
Signor Doisneau: “dipende…alcune, quelle che preferisco, quanto una gentilezza inaspettata.”
Giui: “Cosa ha spinto, lei, forse uno dei primi freelance della storia, a fare il fotografo? L’indole naturale, una passione innata o da piccolo era molto grasso e solo e una volta cresciuto ha provato con la fotografia a recuperare la propria autostima postando foto da 1000 e passa like su instagram?”
Signor Doisneau: “uhm no… diciamo che quando ho iniziato, il fotografo era nel migliore dei casi un ingegnoso dilettante la cui attività era tollerata a patto che ci accontentasse di restare ai margini delle vere corporazioni. Quanto ai Signori della Cultura Ufficiale, quelli non scherzavano: bastava accennare alla fotografia che li si poteva vedere, dimentichi delle antiche contese, formare quadrato e marciare compatti“
Giui: “Ah, quindi, ai suoi tempi, tutto il contrario di adesso, insomma. La fotografia era considerata praticamente solo funzionale e assolutamente con nessuna pretesa di artisticità.”
Signor Doisneau: “Ma, al giorno d’oggi l’immaginazione visiva della gente è più sofisticata, più sviluppata, specialmente nei giovani, tanto che ora puoi fare una foto che suggerisce solo un piccolo qualcosa, poi di essa si può dare davvero ciò che si vuole“
Giui: “Si beh, forse sicuramente è più sviluppata, anche grazie al fatto che abbiamo la possibilità di fotografare sempre e comunque e con tutto: cellulare, tablet, compatte, reflex, aggeggi che stanno in una mano….peggio delle spie russe durante la guerra fredda. Però, mi permetta, non credo che questo avanzamento della tecnologia abbia portato un pari progresso mentale. Ho visto i suoi collage, le sue alterazioni, le sue installazioni…ed è proprio questo uno degli aspetti che mi ha stupito di più, ho visto in queste sue opere molta più sperimentazione che in ogni filtro di Instagram o in ogni preset di Lightroom. Perché, secondo lei?”
*Questo aperitivo immaginario nasce dalla visita della mostra dedicata a Robert Doisneau ora in corso allo Spazio Oberdan a Milano, potete andarla a visitare fino al 5/5/2013…ne vale davvero la pena!
Rana e Senso #parliamodiparole
Dichiarazione di guerra alla "Sig. Sfiga"
Di donne, ferri da maglia e altre meraviglie
Quelle del ricamo [e non solo]
Dall’inverno scorso tutti i martedì [ammetto che qualcuno/piùdiqualcuno l’ho saltato causa millecinquecentotrevirgolasei impegni] mi trovo insieme a fanciulle di tutte le età a Spazio 4 per il mitico corso di ricamo e maglia.
Le insegnanti sono le signore dell’associazione: “Le mani delle donne”, il corso è stato organizzato da Spazio 4, voluto, in particolare, da Daria che ci ha creduto tantissimo fin dall’inizio e i partecipanti sono ragazze di tutte le età.
Ed è attraverso le mani che ve lo ho voluto raccontare.
L’aspetto più affascinante del corso è stata la contaminazione e la trasformazione:
Ci hanno insegnato a ricamare fiori, abbiamo ricamato insetti, unicorni, dinosauri e….parole. Quella delle parole, eheh, sono io.
E’ infatti grazie a questa esperienza che ho trovato il metodo per esprimere il nuovo progetto artistico #parliamodiparole, come avevo già accennato.
Potrei scrivere millecinquecentotrevirgolasei grazie e non sarebbe mai abbastanza,
Piccole soddisfazioni quotidiane=momenti di non trascurabile felicità
Ricordo la loro energia e quei momenti di [non] trascurabile felicità.
Anch’io ho affidato il mio sogno al Cavallo SalvaSogni e nel percorso che porterà da me a lui, sto collezionando anch’io indimenticabili momenti di [non] trascurabile felicità.